24 maggio 2007
21 maggio 2007
consigliato da...
PRIMA PAGARE POI RICORDARE Libro bellissimo. Quando uscì (nel '96), i critici blasonati, oltre ad ammirare la lucidità della narrazione, si chiesero (e gli chiesero) dove avesse preso quello stile di linguaggio - libero e tanto tagliente. Con questa ri-edizione, riveduta e corretta a quasi dieci anni di distanza, resta il mistero su quanto Scozzari fosse avanti, o totalmente alieno, ai tempi in cui scriveva - perchè nessuno dopo di lui ha tentato qualcosa del genere. Notare che qui c'è anche un (nuovo) capitolo sulle mille vicissitudini capitate a questo libro dalla prima uscita - ma la lingua è ora meno "parlata" e più autoriflessiva, come se Scozzari fosse passato per una volta dalla parte dei sui critici - è infatti una sorta di "prefazione alla nuova edizione", nella migliore tradizione degli illustri colleghi del passato. Da non perdere. Alberto, da www.ibs.it |
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Parole chiave: Alberto Rapisarda, Coniglio Editore, Prima Pagare Poi Ricordare
17 maggio 2007
traumfabrik blowup
Nessuno di noi aveva mai visto Scozzari prima di quella sera, ed iniziammo quindi a frequentare quella casa in qualità di amici di Huber, colmi di curiosità per quello strano personaggio. Vedere come viveva e lavorava un autore di fumetti – un vero autore di fumetti – era qualcosa di eccitante per noi, nati e cresciuti in una piccola città come Bologna. Ecco la prima delle caratteristiche che ci accumunavano: non eravamo studenti fuori sede, tutti noi eravamo bolognesi. Fin dall’inizio in quella casa si combatté una lotta sotterranea, una sorta di braccio di ferro fra noi e Filippo. La posta in palio era la Traumfabrik, che lui vedeva prevalentemente come uno spazio privato, casa sua, e noi come uno spazio “di movimento”, che nel gergo di quei tempi significava un luogo che poteva essere utilizzato senza alcuna preoccupazione. Se a qualcuno di noi fosse saltato in testa, per esempio, di abbattere a picconate una parete (cosa che è stata anche tentata), nessuno – a parte Scozzari - avrebbe avuto nulla da dire. Questa battaglia Filippo la perse, fin da subito, e la Traumfabrik divenne una "Open House", nella più pura tradizione delle Factories di Andy Warhol...
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Parole chiave: Eventi, Giorgio Lavagna, Traumfabrik
08 maggio 2007
Andrea Pazienza: gli amici dei miei amici sono miei amici
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Parole chiave: Andrea Pazienza
05 maggio 2007
Rassegna stampa: Scòzzari e l’arte bimba del fare fumetti
«Il prezzo della libertà è costoso» dice Filippo Scòzzari, «se hai i soldi puoi fare e dire quello ti pare. Do it yourself. Era anche il motto dei punk che, forse non a caso, è esploso nel 1977. Ma è applicabile quando hai i mezzi per farlo. E noi di Frigidaire l’abbiamo fatto, e anche se oggi la leggenda ha preso il sopravvento sul racconto storico, non posso certo dimenticarmi quanto ci è costata la nostra libertà. Sudori, pippaculi, ricerca spasmodica di soldi per andare avanti con la rivista e i libri, anche minacce da parte di chi non gradiva la nostra presenza.»
La sala di Capo di Lucca 12, nell’omonima via di Bologna che ospita «Il reale e la sua boria», mostra dedicata a Filippo Scòzzari, uno dei maggiori autori di fumetto italiani, collaboratore de Il Male, Cannibale, Linus, Re Nudo, il Mago, nonché fondatore di Frigidaire, è piena di un pubblico di età eterogenea. Ci sono scrittori come Valerio Evangelisti, operatori culturali come Franco «Bifo» Berardi, giornalisti come Pierfrancesco Pacoda. Ci sono i genitori che trent’anni fa salivano sulle barricate e i figli, o anche qualche nipote, che sta recuperando ora la memoria di quelle giornate grazie a una pubblicistica e una trattazione cinematografica che, tra alti e bassi, sta cominciando a fare i conti con quegli anni cruciali. Primo di tutti, ca va sans dire, è stato Scòzzari con il suo memoir Prima pagare, poi ricordare, straordinaria rievocazione dell’avventura di quegli anni attarverso le vicende di un gruppo di ragazzi terribili (Scòzzari, Pazienza, Tamburini, Liberatore, Mattioli, Sparagna) e dei loro fumetti e delle riviste a cui collaborarono e fondarono e che hanno sono diventate parte dell’immaginario dei lettori.
«Non capto molta voglia oggi di riprendere quella bandiera», commenta un disilluso Scòzzari, che vede semmai una bagliore in alcuni graffitisti, come Blue, nuovi talenti da coltivare, ma i motivi sono anche altri. «Uno dei problemi, ieri come oggi, è la qualità. E anche di questa ce ne è poca in giro, e quella che c'è non viene coltivata. Blue è un artista, ma gli altri graffitisti no, e riescono perfino a rendere più brutte le carrozze ferroviarie, che è tutto dire. Purtroppo vengono o tutto osannati o tutti condannati. Possibile? Altro problema è che il Potere stanga chi tenta di scipparlo del mercato dell’informazione. E non con la censura. Ti nega i fondi, semplicemente. Oppure te li dà se tratti certi argomenti e non altri. Libero di scegliere. Le conseguenze sono le tue. Con Frigidaire ci abbiamo provato per vent’anni a stangare il Potere, ma poi tra lutti personali e stangate esterne, come i mancati fondi per l’editoria che continuamente ci negavano, la vita era dura, molto. Rispetto alla mia suora Dentona che concludeva le sue storie con “Alla prossima battaglia lo rifaccio”, oggi dico “Alla prossima battaglia, vediamo!”»
Ma questa nuova consapevolezza non è certo preludio a una fuga. Scòzzari continua a disegnare e scrivere, al punto da completare un «Manuale dell’Arte Bimba» che somma tre libri in uno: romanzo di formazione, manuale su come fare fumetti, saggio sulla storia di questo bistrattato medium. Il problema è che è mutato il panorama editoriale intorno a lui che ha sistematicamente espulso quegli autori abituati a creare riviste su cui affrontare numero dopo numero non solo i propri personaggi ma anche le sfide proposte dalla realtà quotidiana. «Frigidaire in questo è stato esemplare» continua Scòzzari, «ogni mese c’era da lottare tra le nostre fantasie d’autori e quelle provenienti dal resto del mondo. Il risultato è stata la lettura delle realtà attraverso più linguaggi: fumetto, reportage, letteratura, cinema, musica. Non c’era molto all’epoca prima di noi. Non ho le prove, ma sono sicuro che è stato dopo il nostro incontro – per cercare finanziamenti - con il principe Caracciolo, che rimase stupito dal nostro interesse per la poltiica estera spesso bistrattata nei giornali, che aumentarono le pagine dell’estero su Espresso e Repubblica.»
«Frigidaire», ha concluso la serata lo scrittore Valerio Evangelisti, «ha raccontato con precisione e rigore la società che stava mutando sotto i nostri occhi. e così le storie di Scòzzari. Vi pare poco?»
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Parole chiave: Interviste, La Stampa, Sergio Rossi
03 maggio 2007
3 maggio: non siate avari, fate gli AUGURI A S. FILIPPO
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Parole chiave: Eventi
02 maggio 2007
Alberto intervista Filippo
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Parole chiave: Alberto Rapisarda, ConCept, In libreria, Interviste
28 aprile 2007
Telepatie
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Parole chiave: Manuale dell'Arte Bimba
19 aprile 2007
Manuale dell'Arte Bimba for Dummies
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Parole chiave: Alberto Rapisarda, Manuale dell'Arte Bimba
14 aprile 2007
Rapisarda intervista Scòzzari
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Parole chiave: Alberto Rapisarda, ConCept, In libreria, Interviste
02 aprile 2007
Rassegna Stampa: La Dalia Azzurra
Quando arriva il Settantasette, Scòzzari si trova a Bologna, e insieme ad Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Massimo Mattioli e Tanino Liberatore, fonda una rivista propria, “Cannibale”. “Cannibale” non vivrà a lungo, ma dalla stessa matrice usciranno prima il settimanale satirico “Il male”, prototipo di tutti i successivi settimanali italiani di satira, e poi “Frigidaire”. Dire che Filippo Scòzzari si trova in quel periodo al centro del rinnovamento del fumetto italiano è dire una cosa imprecisa; in un certo senso, infatti, Scòzzari è lui stesso il centro. È la nota di rottura, è la spinta propulsiva, è quello che si fa il mazzo per organizzare, quello che si spende perché le cose si realizzino. Non è Andrea Pazienza, con il suo virtuosismo quasi inumano, ma è quello che al giovane Paz insegna un sacco di cose. Non è un disegnatore straordinario – pur cavandosela comunque niente male – ma è un narratore di quelli che, tra chi lo conosce, fanno epoca. Insomma, quanto fu in seguito chiamato Nuovo Fumetto Italiano – e fu davvero un momento in cui il genio a fumetti si sprecò – dovette moltissimo a Scòzzari, al suo spirito irriverente, alla sua resistenza ai compromessi, e alla sua intelligenza sottile. The Blue Dahlia, pubblicata originariamente su Frigidaire nel corso del 1981, rappresenta un caso particolare nella carriera di Scòzzari, il quale prova, per la prima volta, a cimentarsi con la sceneggiatura di qualcun altro. The Blue Dahlia era infatti lo script scritto da Chandler per un film hollywoodiano, con tanto di indicazioni di inquadratura e dialoghi. A quanto racconta Oreste Del Buono nell’introduzione al volume di oggi, fu egli stesso a passarla a Scòzzari, il quale dimostrò immediato entusiasmo. L’hard boiled era un genere che muoveva l’immaginario, in quel periodo, di Scòzzari come di tutti – e nessuno dimenticava che l’Alack Sinner di José Muñoz e Carlos Sampayo (un vero cult di quegli anni per tutti i giovani fumettisti italiani) proveniva proprio da lì. A quanto pare, Scòzzari iniziò così a lavorare, fedele alla sceneggiatura di Chandler. Ma qualcosa non funzionava. Allo spirito provocatorio di Scòzzari, evidentemente, il perbenismo di Chandler iniziò ad apparire progressivamente sempre più pesante. Eppure il lavoro doveva essere portato avanti. Ecco quindi che tra la sceneggiatura e il suo interprete sembra aprirsi una frattura, che diventa sempre più marcata man mano che si avanza. I dialoghi si fanno più sarcastici col progredire delle pagine; i personaggi comprimari prendono aspetti paradossali; ma è soprattutto nei brevi riassunti delle puntate precedenti che Scòzzari sfoga genialmente la propria frustrazione.
Il risultato è al tempo stesso la versione a fumetti della sceneggiatura di Chandler e il racconto di una disillusione, quella che il genere hard boiled potesse avere in sé la forza di caricarsi delle problematiche di quegli anni. Gli stessi Muñoz e Sampayo, in quel periodo, avevano già trasformato la propria serie in tutt’altra cosa; ma il povero Scòzzari, che era evidentemente impossibilitato a seguire il loro esempio, si ritrovò in questo modo a detestare la propria opera nel momento stesso in cui doveva continuare a produrla. Insomma, forse La dalia azzurra non è il fumetto migliore prodotto da Filippo Scòzzari, perché esibisce in misura eccessiva il distacco tra una mitizzazione e il suo quotidiano ridimensionarsi. Ma resta comunque un testo bello e carico di significato, pure al di là della sceneggiatura chandleriana. Che poi, per me come per altri, questa possa essere pure una sorta di madeleine, non è in fin dei conti un semplice fatto personale: c’è un pezzo di storia del fumetto italiano, lì dentro. E c’è un pezzo di quell’immaginazione al potere che negli anni Settanta si credeva di stare edificando, e nel corso degli Ottanta rotolava invece, un giorno dopo l’altro, sempre più giù, sempre più verso la fine di un’epoca.
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Parole chiave: Daniele Barbieri, In libreria, La Dalia Azzurra
26 marzo 2007
Intervista seconda parte (di molte)
ConCept – In genere, chi ha voce in capitolo sulla normalizzazione di un pezzo scritto o disegnato é il direttore responsabile, o un caporedattore, a volte l’art director. Tu sei stato fondatore, comproprietario, uomo di redazione di più riviste - alcune come sappiamo fondamentali nella storia dell’Italia moderna. Quanto sei / siete stati “editori bianchetto”?
SCÒZZARI – Mai. Domanda del cazzo. Normalizzazioni? Noi? Hai studiato poco e male. Il bianchetto l’ho usato nei confronti degli autori, semmai: o mi piacevano, o non mi piacevano. Se decidevamo di pubblicarli, diventavano “intoccabili”. Che domanda… L’unico in venticinque anni al quale abbia rivisto seriamente le bucce era un certo Pino Cimò, un giornalista capace, tra l’altro, che svolse molte importanti inchieste per Frigo. Il suo problema era che scriveva da cani… Disperato, mi chiedevo sempre se avesse veramente frequentato la shcquola del’obligo. Gli riscrissi tutti i pezzi, ma le risultanze, le curiosità, le impostazioni, gli assunti, quelli non li toccavo proprio, anche quando, rarissimamente, non ero d’accordo con alcune sue tirate. Proprio non mi conosci, amico.
ConCept – Due parole sui new media, o meglio sulla censura in internet, alla faccia della cyberdemocrazia. Ora sei titolare di un sito, perciò editore, caporedattore e art director di te stesso (per quanto a volte ti affidi a collaboratori esterni per la realizzazione delle pagine). Tuttavia ci sono altre figure che entrano nel processo d’integrità dei contenuti: il webmaster, o in generale il provider. Alcuni fatti censori, oggi sempre più rari, sono capitati anche a te, ma sapresti dire quanto ti piace o infastidisce la figura dell’amministratore del sistema informatico (il famigerato root di unix) e se credi che tutto quel potere porti davvero al cosiddetto “delirio di root”?
SCÒZZARI –Non so che cosa intendi, sporco monk, ma so come si sta quando capisci che il tuo sito é sempre e comunque sub judice: se al web guru tira il culo, se ne partono intere porzioni di sito, o avvengono strani aggiustaggi di frasi. Danni collaterali da controllo amico, altro che root di unix… e finché non si ha la forza culturale di affrancarsi da questo famoso “Digital Divide”, si sta sotto cappella. Chi studia si emancipa, chi non studia vien corretto e “aggiustato” dai maneggioni. Poi magari, in un’altra vita, mi spiegherai che cos’é il “delirio di root”…
ConCept – Per tornare alla cara vecchia carta, prima di chiudere l’argomento censure/ revisioni non sollecitate, perché secondo te all’epoca di Tempi Supplementari girava la voce, tra gli autori di fumetti che pubblicavate, che Sparagna avrebbe alleggerito i testi dei baloon troppo corposi? Forse era solo una preghiera che Vincenzo rivolgeva ai giovani autori. Loro si indispettivano, mettendo in giro voci tendenziose … Oppure cosa?
SCÒZZARI – Oppure una minchia. Anche qui: per cambiare qualcosa, devi prima avere le competenze tecniche che te lo consentano. Al di là del fatto che Sparagna odia profondamente queste manipolazioni, tutte, é il direttore più modernamente antidiluviano che io conosca. Non conosce la formazione dei Rolling Stones, come vuoi che potesse metter mano a pellicole, impianti e fiele di bue? Avrebbe dovuto chiederlo a me, semmai, per cui figurati…. Tra l’altro: che cosa ne avrebbe guadagnato? Quale movente avrebbe dovuto indurlo a simili azionacce? Ci sono troppe serve tra i tuoi informatori, Bazza…
ConCept – Che cosa ti chiede la gente quando ti contatta? Che tipo di richieste ti fa lo sconosciuto medio?
“Dottore , mi salvi, mi faccia diventar Famoso. Lei che può tutto, abbatta questi stupidi muri di gomma che mi circondano, mi dia modo di spiegare al Mondo degli Ignoranti qual é il mio vero valore, che peraltro rifulge dalle mie tavole bellissime, non é d’accordo anche Lei, Dottore?”…. Cose così, più o meno. Sono in fondo le cose che abbiamo pensato tutti di fronte ad un editore. No hay verguenza, siamo carne bisognosa.
ConCept – Facciamo qualche esempio. Dimmi del gran rifiuto ad Hustler Comics. Su “Prima Pagare, Poi Ricordare” hai fatto nomi e cognomi, dunque falli anche qui … perché non si é concretizzata la collaborazione che in questo caso erano loro a sollecitare?
SCÒZZARI – Non ricordo più nulla di quel turpe episodio, e ciò ne sottolinea l’inutilità. Ricordo solo che mi chiesero di fornire tavole ed esempi, per giudicare se ero alla loro altezza. Americani. Li mandai a far delle pugnette con letizia. With lettuce.
ConCept – Altre richieste ti vengono spesso fatte da Assessorati alla Cultura di qualche Comune più o meno piccolo. Si tratta spesso di mostre personali, più spesso ancora di collettive - dunque di richieste gratuite di tavole in prestito. Sbaglio?
SCÒZZARI – Sì, sbagli. Nessun assessore cerca autori di fumetti, quasi mai. Ma forse esagero: qualche illuminato c’é, e quasi sempre nel Meridione…
Rifiuto per partito preso le collettive. Che cosa c’entrano gli altri con me? O io con gli altri? Odio le mostre a tema, con venti sceltissimi imbecilli che fanno i loro compitini su Pinocchio, o la Tortura nel Mondo, o Il Ricordo di san Pazienza da San Menaio…
ConCept – Molti chiedono invece tavole in dono?
Sempre meno. La loro sopravvivenza é chiedere, la mia rifiutare. Lentamente, stanno imparando.
ConCept – Altro risvolto delle richieste che ricevi copiose é quello degli interventi dotti in dibattiti, cineforum, convegni. Sempre il ’77?
SCÒZZARI – Sempre e solo.
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Parole chiave: Alberto Rapisarda, ConCept, Interviste
22 marzo 2007
Bologna : Bilbolbul - Incontro con Filippo Scozzari
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Parole chiave: Eventi, Interviste, Manuale dell'Arte Bimba, Prima Pagare Poi Ricordare
15 marzo 2007
x pigri e lontani: Il Reale e la sua Boria
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Parole chiave: Eventi
11 marzo 2007
Click Me
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Parole chiave: ConCept, Links, Zio Feininger
07 marzo 2007
Scozzari è QUI
dentonasarmy.blogspot.com
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Parole chiave: Links
28 febbraio 2007
SCONCERTO alla TA MATETE
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Parole chiave: Eventi
20 febbraio 2007
The Muzak and I
Intanto vi mostro che cosa ho combinato a suon di pennarelli alle superfici del violino progettato e costruito da Ezia Di Labio, una liutaia che, come rivela il nome, è una donna, evenienza rarissima in liuteria. Ed è pure molto brava, non solo con le mani: l'idea di raccogliere attorno a sé una ventina di matti, e spronarli a reimpostare almeno visivamente le superfici del Sacro Violino, ferme impalate dal '700, è sua.
Appena me l'ha consegnato, per pompar l'Ispirazione ho tentato di suonare l'aggeggio così com'era, crudo, bianchiccio ed ancor odoroso d'alta falegnameria, usando come archetto una banana dell'Equador, ancor odorosa d'alta boscaglia. Ne ho ricavato buffi kick mentali, presto alacremente trasportati sul musicale abete e sul robusto acero: gli omini a testa piatta sono un omaggio agli omini che m'aveva insegnato a disegnare mio padre, il colpevole Motore di tutto ciò che mi passa per la zucca.
Molti concerti faranno da appliques (non di gesso) all'evento, e saranno l'arma decisiva contro i mugugni dei babbioni sordi al rinnovamento estetico della Liuteria. Gloria ad Ezia.
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14 febbraio 2007
Nostàlghia
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12 febbraio 2007
Nelle peggiori librerie di Caracas
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Parole chiave: In libreria
10 febbraio 2007
TELEPATIE
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Parole chiave: Prima Pagare Poi Ricordare
08 febbraio 2007
I cazzoni di A/Ruba
Perciò, chi ne avesse ancora voglia, ci riprovi. Facciamo finta d'essere signorine dell'800, tutte palpiti, scrittoio, calamaio e carta da lettere profumata. Ma, e la similitudine finisce qui, vi esorto ad avere argomenti.
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26 gennaio 2007
ALTISSIMA MODA SCOZZARICA
L'ho già proposto ad uno di voi, che si complimentava per la mia Jacket di Suor Dentona, e lo ripeto qui più in grande.
1500 € sarà il prezzo che chiederò per rimbombare ad acrilici un qualsiasi vostro capospalla, come dicono le teste di cazzo (+ le spese di spedizione a casa vostra. Le vernici le metto io).
Il Dottor Jack, Suor Dentona, Super Fly, Primo Carnera, un qualsiasi mio ghiribizzo... Roba da caricarvi le spalle ne ho, come ormai sapete a stufo. Non chiedetemi il ritratto della fidanza, quelli li facevo in caserma (1 ritratto = 1 pacchetto di nazionali, o 1 gavettone notturno evitato, a scelta).
Basta con l'onesta eleganzina dei morti di fame!
Basta con le puttanate argentate di Dolce&Gabbata!
Basta con le rinunce! Basta con la timidezza!
Sciambola! Fulgore!
Un negro che vi suoni la pianola sulla schiena, una suora che dalla vostra panza si sporga a guardare più in giù i vostri ridicoli inferni, un robot Cannibale, una locomotiva tatuata... Non so se mi spiego.
Le donne faranno solo ciò che voi vorrete.
Che cosa sono mai i soldi?
Che cosa sono i miei sogni?
ORSU'!
AIGORT?
(Passate parola).
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ALTISSIMA MODA SCOZZARICA
Un negro che suona la pianola, o una suora fuori linea, o un automa assassino, se li mettete sulla schiena o sul petto, medicheranno i vs. dubbi all'istante!
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25 gennaio 2007
Il disegno si intitola "Locomotiva A Vapore Giapponese" come si evince dal tatuaggio sulla tetta sinistra, e nacque per essere un poster di FRIGIDAIRE.
Sparagna, che non seppe mai spiegarne il motivo, lo massacrò, lo sconciò, e smezzando il tatuaggio lo fece uscire senza tette, col ridicolo nome di "Bambina Giapponese". Spesso in queste cose il ragazzo procedeva ad un tanto al chilo. Penso proprio che scriverò un libro, su quel che mi ha combinato in più di vent'anni - e questa è una delle minori. Poi letteralmente il disegno svanì, e a distanza di anni, tre giorni fa, è ricomparso su eBay.
Ad ogni modo. Tutto è bene quel che finisce bene, ed ora ecco qua per voi, per me, per tutti la dolce Bambina a Vapore. Come se me l'avessero rapita a cinque anni, e me la riportassero ventenne.
Uuurp.
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A Gurusarda
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LA GIACCA (The jakka)
ALTA MODA SUORDENTONICA
In alto il taschino destro, ed in basso particolare della manica sinistra. Tutto rigorosamente ad acrilici. M'è venuta una figata (une fighée), non penso che la venderò. Comunque il giaccone è un XL del 1954, pura Armée Francaise...
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24 gennaio 2007
SFONDI ARTE, by Dada.net, è un servizio in ABBONAMENTO
Come non approfittarne?
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BARONESSA ELENA VEGGENTE
elaborato da Flìp La Folì il giorno 5:00:00 PM 0 vostre rielaborazioni
ODIO il font Arial e i suoi bastoni, AMO le grazie dei font alla Times/Bodoni, ODIO intervenire sui sampling altrui, non richiesti e non concertati.
SE ha voglia di samplingare, elimini la faccenda dei vocals di scozzari, la ridicolaggine anglofila del sampling and programming, il suo cognome ed infine i 2 punti dopo lo SCOZZARI nella testata del blog, e impianti detta testata su 2 righe:
FILIPPO SCOZZARI
MEMORIE DELL'ARTE BIMBA
Sarebbe ancor meglio che il Sampling Rapisarda mi reimpiantasse i tools asportati, così che IO possa operare sul MIO blog a MIO piacimento. Nella Vita/Presentazione verde del biscottaro qui a fianco, per esempio, devo correggere ed aggiungere un fracco di cose, ma altrui non vuole darmene il modo. Perchè?
Devo sparire anche da qui?
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17 gennaio 2007
SUOR DENTONA in EXCELSIS
Questa è solo una porzione della Suor Dentona che ho appena finito di dipingere sulla schiena di un vecchio giaccone militare trovato in casa. E' la prima volta che dipingo su tela ad acrilici, e come risultato non è male. Quando avrò finito, sarà una giacca da sballo, e ve ne darò i particolari quissù. L'ho già esibita, incompiuta, mentre visitavo la mostra di Silvestro Lega a Forlì, facendo squillare i cicalini anti-pazzo ogni tre secondi perchè volevo odorare e leccare e portar via tutto, Garibaldi compreso. Ne ho ricavata una GRANDE lezione di umiltà.
S. Lega rules!
(ma preferisco Fattori...)
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13 gennaio 2007
MARCO VA VELOCE
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12 gennaio 2007
TAROCCO
Ho rubato un coniglietto ad un bimbo che passava di qua, gli ho fatto il bagno in lavatrice (il bimbo era schiantato dal terrore), l'ho appeso in terrazzo, l'ho fotografè, et voilà, ecco dribblata la rottura di impiccati, impiccati capovolti, drammi e pappe fatte. Voto, please...
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Parole chiave: Mazzo di tarocchi
NOSTA'LGHIA
Sono stato ghermito da un attacco furente di nostalgia per le scatoline dei pastelli Giotto da sei, di cui vedete la famosissima immagine, da troppi anni sparite dalle cartolerie per inspiegabile idiozia della ditta. Propongo uno scambio au paire: chi me ne manda una "nuova", con tanto di odioso segnalibro interno, e con le matitine al gran completo, mai usate, si guadagna l'originale del "Babbi e Figli" postato più sotto. O il CD di "Arte Bimba", magari, così comprenderà meglio da dov'è arrivata 'sta mia nuova fissa. Chi spedisce scelga.
Invece chi mi manda il leggendario scatolotto da 12 colori, si becca disegno e CD, più un bacio quissù, o laggiù, o dove desidera lù.
Ci rimetto io, lo so da me, ma alla nostàlghia non si comanda.
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10 gennaio 2007
LE STELLE
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Parole chiave: Mazzo di tarocchi
Memorie dell'Arte Bimba
Accompagna il capitoletto che segue, l'ultimo in assoluto che vedrete nel blog, quindi, ingordi miei adorati, vedete di farvelo durare. Consumatene una sillaba al giorno, ecco. Magari mi pubblicano prima, e così potrete leggere tutto d'un botto...
…Ricordo benèssum la bidella con un occhio nero e l’altro azzurro hitler, un bidone sfatto e stanco che veniva a tumulare con secchi di segatura i nostri vomiti in classe e i nostri caffellatti esplosi sui termosifoni. Entrare ogni tanto con la fiaschetta dell’inchiostro e riempirci i quindici calamai era per lei uno spensierato diversivo. Feci finta di vomitare, una volta, mentre rabboccava quello del mio banco, ma non ci cascò; mi guardò con quel suo azzurro sfocato, e la nausea arrivò sul serio. Tutti i nemici, quando mi guardano, mi fanno venire la nausea, e gli azzurri poi non ne parliamo.
Alla fine si stufò, e per punirci, per dare alla combriccola qualcosa di consistente cui pensare, si presentò un giorno in aula portando a braccetto il figlio aviatore, reduce di guerra. Era cieco, con un viso meraviglioso, sereno, sorridente, cui facevan difetto occhi bianchi da pesce bollito, arrovesciati a quel cielo che l’aveva espulso, e migliaia di cicatrici tatuate blu. Le schegge, mugolò a una domanda di Santi, che poi volle informarsi anche sulle qualità dell’esplosioncina aerea: “Come si dice in questi casi?Beccato in pieno, o beccato al volo? E fu un busso forte?"
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Parole chiave: Manuale dell'Arte Bimba
04 gennaio 2007
Non siamo soli.
Ora da grande i nervi mi montano il triplo, perché quello che credevo fosse una mia esclusiva, tenero esempio della specialissima follia serpeggiante in casa, me lo vedo riproposto senza pudori dalla Rete. Ho commesso l’errore di battere “Brillcream” nei motori di ricerca, e dai blog di mezzo mondo ex figli senza pudore mi hanno assalito ricordandomi commossi quanto fossero pazzi i loro padri. Non vale.
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Parole chiave: Manuale dell'Arte Bimba