14 novembre 2006

seconda parte di varie anteprime: pag 114-119

Silenzio, in Sala

(Tanto per cominciare, sappiamo quel che diciamo?)

Davanti a me sono comparsi decine e decine e decine e decine di aspiranti fumettari. Centinaia di inutili poveri ragazzi, ma anche svariati inutilissimi, imbarazzanti poveri vecchi, sui quali U ha dimenticato di operare, o non ha voluto, o ha rinunciato. Non hanno sofferto, non sono stati instradati, non hanno conosciuto il riverbero del supplizio, il febbrone della passione. Non hanno bevuto l’aranciata amara della propria Missione raffreddata dalle nevi dell’incomprensione e dell’ignoranza. Gregari del sozzo Akim Gigante, e basta: nessun Mario in memoria, zero Santi sul groppone. Zero pezzuole in fronte. Zero, il numero della bestia. Mille miliardi, il numero delle bestie che stanno a zero.

Se levo le braccia al soffitto, e sbraito Spaghetti nei Carrars Armats! Sapone Sotto Casermone!, mi guardano impietositi. Se rilevo le braccia al soffitto, e risbraito Spaghetti nei Carrars Armats! Sapone Sotto Casermone!, mi riguardano impietositi e preoccupati. Se m’inginocchio, e li esorto ad adorare con me la Grande V rossa, e a intonare inni, scoppiano a ridere.

Se mi metto a urlare Viserba, Gallerie, Mille Mosche Blu, V Rossa,V rossa, V rossa, e a sniffare in giro col naso, scappano.

Carne improduttiva, che non migliorerà mai il mondo. Che scappa.

Il duro lavoro degli stupidi li rende stanchi, e non hanno la forza di seguirmi.

U, perché non hai allontanato da me questi calici?

U, solo con me?

Appena li capto, gli aspiranti, e ne riconosco l’odore che ancora non hanno appoggiato il dito al campanello, mi costringo ad assumere potenti pastiglie: la voglia di schiacciare e frantumare mi bolle nel cranio. Dovrei essere internato e incamiciato solo perché le penso, queste cose.

Iniziano a salire le scale, con le telecamere nascoste vedo che osano scherzare e ridere con le fidanzate che si sono portati dietro, sento ai microfoni che dicono scozz non ammetterà mai che sono migliore di lui, e lei fa ih ih ih, e so allora che quella mattina, pomeriggio, sera, dovrò uccidere ancora, sverminare, sterminare, svellere illusioni. La gramigna mi fa quest’effetto: visito un brocco senza U, e subito penso Tetradifon! Naptalam! FALCE!

Quando se ne vanno piangono distrutti, e li compatisco, ma l’Opera mia si è adempiuta. Mondai il mondo dagli immondi.

La fidanzata almeno potrebbero lasciarmela, per ricompensarmi del favore che gli ho fatto gratis. Gli salvo la vita, salvo il Fumetto, e quelli mi odiano.

Esempio tipico di reazione alle mie bastonate:

Mi rincresce, caro sign.Veneziano, ma non ci siamo. Orrore puro, e del tipo maligno, che non lascia speranze: lei non migliorerà mai. Provi altre forme di show, di comunicazione, di quel che vorrà, insomma, ma il fumetto non è cosa sua. Suggerisco di seppellire per sempre la matita, e adottare, che ne so, la chitarra, con la quale potrà preparare agli amici ottime paste fatte in casa. Magari vorrà poi invitarmi a casa sua, e io certo verrò. Le dico subito che zite e maccaroni mi piacciono al dente, con molto basilico e sugo rosso, detto la pummarola. Per l’altra faccenda, ignoro quali motivi l’abbiano indotta ad avvicinarsi a me, ma la prego di rendersi conto che ciò ha reso spiacevolissima la mia giornata, più di quanto non creda. FS.

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La ringrazio della gentile risposta,é stato molto costruttivo far visionare una tavola da lei.Per la mia tavola dovevo chiedere consiglio a un mulo,tanto era la stessa risposta. Infinitamente grazie ora butterò i numeri di Frigidaire disegnati da lei(e altri volumi),oggi ho avuto la conferma che non bisogna avere miti.Con le mie più sentite maledizioni la saluto.Cosimo Veneziano

È esattamente in memoria di questi incontri e di queste reazioni scomposte che uso l’orrenda parola fumettaro: un epiteto perfetto, che galleggia tra il dispregiativo ed il romanesco.

Definisco fumettaro.

Il senza U. Disperatu il mai nato, il sempre morto. L’irredimibile brocco senz’anima che ci prova, che osa mettersi davanti ad un foglio di carta, lo scarabocchia con tante vignette più o meno in sequenza, orrori su orrori zeppi di nulla, e alla fine, dopo aver apposto orgoglioso la parola FINE, calca il mondo e le redazioni reputandosi meritevole di tutto: eccovelo, questo è un fumettaro. IL fumettaro. A stento mi trattengo dall’er fumettaro.

Definisco Autore.

Chi non si fa emozionare dalla prima idea che gli è balzata in testa, chi se la lavora, chi ci soffre sopra pur sapendo benissimo di essere dotato in misura sovrannaturale di mano stregata, intelligenza e ferocia, voglia di andare oltre le regole vigenti – o meglio, di imporre le proprie agli altri – chi dopo averla pensata se la disegna pure, chi insomma regala, semina, insegna, si fa ricordare, invidiare e copiare, quello è l’Autore di Fumetti. Il frutto Untissimo di U.

Non esistono varianti.

In realtà esisterebbe l’ancor più orrendo fumettista, epiteto adoperato comunemente dai giornalisti un-tanto-al-chilo e dai parvenus del web. Basti questo ad espungerlo in automatico dal novero dei vocaboli consentiti ai cocktails, o ai simposi, o nelle tesi, o mentre mi si intervista: è una parolaccia, ne ha la flatulenza. E come le parolacce, si sta affermando persino tra gli addetti ai lavori, ma andrebbe usata solo per quei poveri schiavi, amorevolmente detti negri, che nelle grandi case editrici di fumetto a consumo appongono balloons e testi negli spazi lasciati liberi per questo dal signor Disegnatore. Schiavi, subumani che se la sono cercata. La prossima volta imparano.

E siccome sono schiavi, a noi i fumettisti non interessano.

A noi i fumettari non interessano.

I disegnatori c’interessano ancor meno.

A noi interessano gli Autori di Fumetto.

Tanto per mettere i puntini sulle U, rivelerò una banalità: non esiste libro al mondo che possa trasformare un asino in un Autore. È un miracolo che non si ottiene compulsando n ricettari, + n formulari, + n abbecedari, poiché partecipa di un quid fatato, mélange di buone letture, DNA, intelligenza e colpi di culo in serie, come li chiamerebbe un camionista. Un Miracolo, se ci va invece di parlare come quelli che credono alle cose invisibili, e quindi figuriamoci se il miracolo può mai essere un garantitissimo orcio d’oro alla fine della sommatoria n + n + n, detta l’arcobaleno dei gonzi. Questa ridicola truffa lasciamola alle scuole e ai corsi di “formazione”, che a pagamento dicono ai ragazzi “A Noi i vostri Soldini, a Voi le Belle Illusioni”.

Siccome però, per tornare ai miei poveri fumettari dell’inizio, una cosa che mi balzava agli occhi durante quegli incontri era la loro evidente difficoltà nel realizzare un’impresa, il Racconto a Fumetti, che a me pareva invece di una semplicità elementare, ecco la ragione di questo Manuale per l’Arte Bimba.

Sotto lo choc di quei ricordi, di quelle facce furbe e litigiose e suscettibili, di quelle matite sbocconcellate, di quei fogli sciupati, di quegli inganni, di quei Grandi Autori scopiazzati, mi sono imposto una serie d’Impossible Missions:

– spiegare perché i brocchi pensano che fare fumetti sia facile, e quanto in realtà si sbaglino.

– spiegare quanto fare fumetti sia facile, se si sta calmi e non si pompa lo sterno, e se si hanno più di trent’anni.

– soprattutto vedere se è possibile sollevare il peso specifico, in genere clamorosamente basso, di un’attività artistica a torto ritenuta minore, e che è in realtà uno dei tanti lemmi della Grande Enciclopedia della Comunicazione. L’Arte Bimba lo esige.

– dimostrare quanto sia divertente il raccontare E disegnare.

– causare angustie a chi rifiuterà di ascoltare e porre in opera i miei Insegnamenti.

Quando l’Arte Bimba comanda, l’Unto va e fa.

Luce da Luce.

Un’ultima avvertenza. Esistono molti ottimi Manuali ed Enciclopedie del Fumetto, alcuni veramente esemplari. Ma in genere sono omnicomprensivi, non prendono parte, non fanno tifo, operano distinzioni quantitative e mai qualitative, non promuovono e soprattutto, percaritàdiddio, non bocciano: non si sa mai da chi può venire il prossimo stipendio.

Poi ci sono le antologie, le ricerche, gli studi. Per molte emittenti di fumo un autore vale l’altro, una storia vale l’altra, una casa editrice vale l’altra. L’unico criterio riguarda il carico dei fumetti prodotti in Italia, e in Francia, e negli Stati Uniti, e in Giappone, e più un fumogeno è esaustivo nella propria ricerca da scoiattolino, più riscuote credibilità e committenze. Nessuno, fateci caso, scrive mai TinTin è stranoioso, la Marvel inquina, l’Uomo Ragno è appiccicoso, Diabolik è per le serve, Tex è ridicolo, i giappi sono pazzi.

Tanto, si sottolinea senza dirlo, stiamo parlando di fumetti, chi se ne frega, la gente manda giù di tutto.

Non è così. E qui, l’avrete notato, si fa un tifo da manicomio.

Questo è un Manuale Partigiano (MP).

Avete inteso che fu detto

Io invece vi Dico.

6 commenti:

Sergio Ponchione ha detto...

Maestro, umilmente I tènk yu, ma il link obliquo non funzia: nell'indirizzo ha scritto hhttp:// invece di http://....Può segare l'acca di troppo?
Doppio smack.

admin ha detto...

ya

andrea barbieri ha detto...

"In realtà esisterebbe l’ancor più orrendo fumettista, epiteto adoperato comunemente dai giornalisti un-tanto-al-chilo e dai parvenus del web."

Ehm, infatti io dico "fumettista" e effettivamente mi si può definire "parvenu del web" perlomeno quello fumettistico.
Ok, passerò più spesso per sprovincializzarmi... :-)

Blanche ha detto...

Secondo me nessuno commenta a dovere i brani di questo libro, che sembra abbastanza bello.

Scòzzari dice "non diamo perle ai porci", ma poi si accinge a parlare delle perle, e sono curiosa di sapere come continua...

NB: non ho alcun blog da promuovere :D

Anonimo ha detto...

Caro Scòzzari, finalmente pubblichi qualcosa che si può acquistare senza vergogna (vedi Blue). Spero il tuo libro non costi uno sproposito.

http://qohelet.blog.tiscali.it

@lberto ha detto...

be' Scozz è sempre stato abbordabile. Figate costava poco anche se volume deluxe, e ora che è ricercatissimo, su IBS lo danno a metà prezzo!!!