14 novembre 2006

ante-prima parte di varie anteprime: pag 108-113


SPAVENTARE UN GIOVANE GENIO

Il mistero che circonda l’Autore di Fumetti continua ad affascinarmi fin dagli anni della mia Bimbosità quando, come ho appena raccontato, sguazzavo tra i giornalini ufficiali e giornalini fatti da me. Ma paradossalmente, quanto più familiari mi diventavano, con l’andar degli anni, e sul piano più strettamente professionale, gli aspetti tecnici del Fumettare – come reggere le matite, come scrivere le battute, con chi spendere ai parties la frase “i tòpoi narrativi” – tanto meno avevo la percezione di cogliere l’essenza dell’Arte Bimba, un’arte fra le più elusive.

Come spiegare il fatto che un tizio, dotato di mano destra e cinque dita come tutti, nutrito da una cultura personale non poi così diversa da quella degli altri, riesca a far sì che i suoi segni arrivino a produrre uno “spettacolo” finale non confrontabile con quello della concorrenza? Che cos’è questo fattore F, che cosa c’è nella personalità di un Autore che permette solo a lui di ipnotizzare e costringere mille altre persone – molte delle quali, sul piano della cultura o anche solo della conoscenza di come funzioni il mondo, possono perfino essere migliori, dissentire dalle sue interpretazioni, arrivare a detestarlo – a sottomettersi alla sua sequenza di vignette?

Dopo anni di riflessioni, e conversazioni, e litigi con chiunque, anni che mi hanno portato a studiare le facce e le tavole di centomila autori, giovani, negati, stracotti, famosi, dimenticati, idolatrati, inutili, ho scoperto che la natura dell’Arte Bimba rimane un mistero perfino per chi la pratica.

Alcuni suoi aspetti non attingono per nulla al trascendente, e sono facili da spiegare. Ad esempio il fatto che l’Autore rivesta assieme i due ruoli di interprete delle proprie menate e di tecnico consumato. Come interprete deve farsi un’idea precisa del significato spirituale, quasi musicale, di ciò che si accinge a raccontare, e acquisire preventivamente un’immagine mentale, e disegnabile, dei lampi e delle pulsioni che gli si agitano al cavallo, o nella parte rettiliana del cervello, o altrove. La qualità del suo talento narrativo, la personalità, la profondità (o mancanza di profondità) ed il valore come essere umano avranno grande influenza sulla sua capacità di divinare le tracce da seguire col pennello Kolinsky sul suo Fabriano F4 liscio. Inoltre, da tecnico, sa che disegnare una storia significa servirsi di un linguaggio inesatto ed ambiguo, e perfino le istruzioni che fornirà al lettore – didascalie, inquadrature, colori – saranno soggette all’interpretazione di una mente il più delle volte molto diversa dalla sua.

L’Arte Bimba è un’arte della comunicazione che si è data le proprie leggi e leggine da più di un secolo, ormai, ma a dispetto di ciò continua a non avere criteri di valutazione oggettivi: tutto dipende dalla sensibilità ed intelligenza addirittura “politiche” dell’Autore, ma anche dalla sua gittata sistolica, dalla sua clearance renale, dagli avvisi della sua banca e da quelli di sua moglie, se proprio vogliamo parlare di un corno solo del problema Comunicazione, e far finta che queste cose nel Lettore non esistano o non contino.

Come tecnico, una volta organizzatosi mentalmente il lavoro, l’Autore passa alla graduale orchestrazione dei propri strumenti, un algoritmo che s’inizia col far la punta alla matita e termina con l’incasso dell’assegno. Alcuni impiegano bene questi momenti, altri meno: alcuni vestono il severo saio del trappista, altri si ingorilliscono a colpi di chilum o si sparano streppe, per distrarre e calmare il leone poetico ch’entro gli ruglia e gli ruglia, ma che adesso produce solo un’indebita agitazione cerebrale. Altri, e tra questi i più grandi, e tra i più grandi Io, lasciano volutamente qualcosa d’intentato e di estemporaneo, una voluta ricerca di creazione automatica ai fini dello show vero e proprio. Qualunque sia il modo di affrontare il bianco del foglio, questo brusìo di accordature è facile da comprendere, è tangibile. Tranne una cosa: appena un disegnatore mette piede sul podio della pagina stampata s’accorge, si deve accorgere, se non è un peone da Lancio Story o uno schiavo delle catene produttive bonellian/marvelliane, che adesso il discorso non è più il soliloquio condotto fino a quel momento con un severissimo Se Stesso, ma è diventato un comizio impartito a migliaia di altri da lui, innocenti che di lui non sanno una sega e nemmeno vogliono saperla: i Lettori, i quali per lo più avvertono a pelle se hanno di fronte un asino o un Genio. La valutazione del suo spessore è fatta già alle prime battute dell’occhio. Che cosa? Che COSA? Prima il cognome poi il nome? Mmm… O: maccheccazzo, uno pseudonimo? Grrr… Il debutto di un giovane Bimbo, a volte anche solo alcuni ignobili particolari di quel debutto, sono più che sufficienti a determinare se le storie che forse seguiterà a fornirci varranno la pena o no.

È questo il momento in cui il Creatore di Pupazzi entra per la prima volta in contatto, in forma attenuata e indiretta, col misterioso fattore F, così importante al momento dell’esecuzione al tavolo da disegno, allorchè le sue Sacre Menate sono trasmesse ai fedeli tramite canali che travalicano i limiti della tecnica, difficili da definire e individuare. È una sorta di fluido mesmerico, e le capacità che ha un reale Tusitala delle vignette di proiettare la propria personalità in chi lo insegue sulle pagine delle riviste è la componente più notevole della complessa alchimia che ne forma la natura. Tutto si può imparare, da quanto è ricattabile un Editore al come farsi invitare spesati ad una estemporanea in piazza, ma questo no, e ogni volta che qualche nuovo si fa stampare posso stabilire al volo la gradazione della sua empatia. Qui in realtà sono i cromosomi che parlano, ed è perciò che in definitiva i poveri, deboli passerotti senza pudore del guardatemi-consideratemi-anch’io-dico-e-disegno sono innocenti, seppur da crocifiggere.

Diversi Autori, parlando con Me e di Me, hanno individuato alcune altre qualità necessarie per essere credibili, non sputabili e non dimenticabili, ma credo di poter sostenere al banco di qualsiasi bar che sono qualità secondarissime di fronte all’abilità innata di trasmettere se stessi attraverso l’Arte Bimba.

E non bastano il saper trattare con la gente dell’editoria (psicologia, psichiatria, tatto, diplomazia, stomaco peloso e Valium a sacchetti), o l’avere considerevoli doti di battere la propria grancassa e programmare la propria carriera, o sagacemente predisporre le tournées in altre riviste, e le foto, e le apparizioni pubbliche, e le interviste televisive a domicilio con la brava libreria di casa alle spalle, e i siti web, e i forum dei dementi, o coltivare e allargare le personali curiosità extra fumetto. Deve avere una lupesca (o leonina?) voglia e capacità di leadership, una totale e imperativa mancanza di modestia, riserve infinite di fiducia in se stesso per potere infondere fiducia in chi lo legge o vuole imparare da lui, e delinquenziale volontà d’imporre la propria interpretazione dell’universo a centinaia di migliaia di esseri di questo pianeta. E se no, per che cosa si è nati?

Peraltro nessuno sarà mai un grande Narratore Coi Pupazzi, un Grande Bimbo, se la forza della sua personalità non s’accompagnerà ad intenzioni serie nei confronti del lettore, il quale non va troiescamente servito, guai, ma dimessamente, sottilmente plagiato per salvarlo e guarirlo dal terribile grumo di pigne che gli albergano in testa, sempre, si badi bene, per esclusiva colpa sua o al massimo dei genitori, cose che, come ho spiegato all’inizio del Manuale, hanno fatto di tutto per ostacolare La Cosa, la F.

Lo si deve plagiare per amore, non per superbia – be’, magari un po’ sì, usiamone, o i pippibaudi del fumetto rialzeranno la testa – e certo non per la costrizione di un contratto da onorare, di un’immagine pubblica da mantenere sempre e comunque, o per il vago sentore di giovani lupi alla moda che urgono alle spalle. L’incontro-fusione-confluire di identità Autore-Lettore affonda le radici ancora una volta nel Mistero della Creazione Bimba, e quando accade, evento raro della cui rarità è conscio proprio chi da genio sforna a ripetizione storie e scarabocchini, quando accade è la Grazia che tocca Lettore ed Autore ad un tempo. Sono momenti che si invocano, che si aspettano; hai un bello studiarli a tavolino, ma non puoi chiamarli a te come uno stuolo di cameriere. Ti devi solo preparare al loro arrivo, come per i Marziani. Arriveranno? Non arriveranno? Tu intanto be prepared.

Ora, qual è il dramma in Italia?

L’Autore deve guadagnare le proprie libertà acquisendo maestria nel disegno e nella scrittura, prima studiando tanto, in secondo luogo con l’esperienza e l’esercizio continuo. In questo libro lo dirò cento volte almeno. Tuttavia, uno dei tristi paradossi di questi ultimi vent’anni, in cui cinema, televisione, fumetto ed elettronica hanno rimpinzato di segni e di sogni chiunque sia vissuto fuori da una cantina, è che mentre questo mitragliamento, a volte subliminale, ha prodotto una generazione di giovani fumettari, uno o due dei quali addirittura virtuosi, segnati da una maestria tecnica e da una chiarezza di segno davvero splendide, tutti questi doni sono stati elargiti dal Moderno Mondo a spese, in misura addirittura punitiva, del generale livello di intelligenza fumettistica, drammaticamente scaduta. Lo posso ben dire io, discosto di una o due generazioni dai “nuovi virtuosi”, e quindi in grado di individuare pregi e difetti loro, e dei mentecatti che hanno preceduto me.

Perché tanta bravura cavalca tanto declino?

Troppa fretta, ecco. Invece di poter apprendere la loro arte e fare i loro esperimenti e i loro benedetti errori in un relativo isolamento, i fumettari nuovi-nuovi si buttano in alto mare molto prima di imparare che non è obbligatorio nuotare all’americana o alla giapanììz. Per non parlare delle industrie della moda e della pubblicità – anzi, dell’industria e stop – che, da sempre a secco di idee, uncinano al volo il giovane totano, ubriacandolo in acque troppo ricche di ossigeno scemo.

La fasulla democrazia del Web per Chiunque, poi, fatte fuori le forche caudine dei comitati di redazione e degli editori, consente veramente a chiunque di avanzarsi on air con le proprie stronzate, sì che negli esempi migliori assistiamo ad una acneica isteria propositiva, una pura voglia di fare che immiserisce le indubbie potenzialità di cervelli che avrebbero sol da guadagnare ad essere lasciati in pace, liberi di gemmare e rinforzarsi piano, al buio e nella paglia.

È vero che c’è un inizio per ogni cosa, e che quindi prima o poi il giovane virtuoso dovrà pure cimentarsi con la parola “FINE” in fondo alla sua settima tavola, ma questo dovrebbe avvenire idealmente sulla più piccola fanzine di provincia, e solo se il giovane Genio ha dedicato abbastanza tempo a riflettere su di sè, ad assorbire non solo le figate dei Maestri arrivati, ma quanto di cultura, di odi, bulloni nel culo e di passioni possa giacere, eternamente rosso e fragrante, indimenticato, dietro quelle figate e quell’arrivo.

Oggi gli scolari usano fare le proprie esercitazioni e i propri compiti in faccia al pubblico, a sue spese e senza vergogna. Anche gli editori piangono, e spesso pagano con la gogna della chiusura, ma se la sono cercata.

L’insidia è che il podio, cioè la gloria del cumulo di pagine cartacee o elettroniche da sventolare in giro, che dovrebbero essere considerate come uno strumento utile per farsi giudicare, può diventare un podio mentale, il posto regalatoci dagli astri per giudicare il mondo. È una botola in cui son caduti troppi: pochi ne sono usciti, molti vi sono ben dentro, una ristretta cerchia di eletti l’ha evitata, ed Io la descrivo agli altri. Luce da Luce.

Nel piccolo mondo asfittico del fumetto l’Ingiustizia non esiste, e chi non si vuol redimere crepi garrotato dalla propria sfiga. Lo dico apposta, sapete: spaventare un giovane Genio significa salvare il giovane Genio.


11 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono onorato ed entusiasto di sverginare PER PRIMO il bloc-notes delle risposte del Divo.

Molto divertente anche se prolisso, riproverò a finire la lettura più avanti; tutto (quasi) comunque si perdona all'Uomo.

Domande tecniche:
- perché un blog?
- perché blogger.com?

Anonimous Burlesque

@lberto ha detto...

eccomi qua pure io
maestro: prrrrr!

ponchio dov'è?

admin ha detto...

Ad Anonymus:
Il pezzo è prolisso, APPARE prolisso, solo perchè è un boccone staccato senza troppa grazia da un libro più grosso.
Quando l'avrai letto nel suo contesto capirai quanto toppasti in questa tua mini accusa.
Non sono un Divo; mi chiamerei Tyrone Power, sennò...
Bon Nadèl.
FS

Sergio Ponchione ha detto...

Ponkio c'è. Se linkaste nel sheheradaze ci sarebbe ancor di più.

Anonimo ha detto...

E bravo Filì!
Uno come te il Blog doveva pur averlo per riversarci sopra un putiferio di verità!!
Son d'accordo: il sito è una cosa, il blog un'altra.
Anch'io però vorrei sapere se la scelta di blogger.com è stata casuale o se hai vagliato altri datori di blog.

admin ha detto...

Al Masi:
ma chi se ne frega delle cornici. Siete impazziti, amici? L'unica cosa che mi preme a questo stadio è che @lberto renda un po' più leggibile il font, se ce la fa, e riga.

@lberto ha detto...

ndove? questo font dei comments, così elegante? o quello pieno di grazie dei post? decidere un font? Arial?

piuttosto... qua tutti a far onori di casa & scambiami-il-link... quannè che parliamo di questa Arte Bimba, qui presentata al pubblico per la prima volta???

(porpongo a scozz, dopo l'Indice, di dare un assaggio del capitolo sulla situazione dei distributori di fumetti in italia, vojo vedere il putifer che se scatena, ao')

admin ha detto...

Terrò un reading di pagine scelte e sceltissime questo sabato alle otto al Leonkavallo di Milano. Chi verrà, saprà. Chi non verrà non saprà.
Luce da Luce.

Anonimo ha detto...

Oh non si scaldi così, Maestro!
Guardi che un bel quadro in una cornice skiffosa rende meno della metà...
Le ho timidamente chiesto quello perchè ci sono bloggers che permettono anche di aver album con immagini divisi in argomenti o maggiori personalizzazioni rispetto a questo. E comunque è una questione che mi son posto io durante la creazione del blog di Pinturocchio e volevo solo sapere se Lei avevi affrontato il problema dall'alto della SS (Sua Sapienza).
Ohibò

@lberto ha detto...

gnon son d'accord... nel mio paese c'è un ipermercato gigantesco dove basta vendere lo zainetto invicta col 20% di sconto, e ne vanno 1000 pezzi in un week-end...

nella tabaccheria figa sotto casa vendono pure lo zainetto invicta, con il 20% di ricarico, e ne hanno 10 modelli in tutto

morale: blogger è una ipercornice, e ci passano tutti (Masi, Ponchione, Rapisarda)... che se ne fa Scozz di un Blog super figo [avendo anche già un sito web superfigo con mille accessi al giorno] se in quel blog ci vanno due cani e un gatto???

admin ha detto...

A Boris Battle: il Buttafuoco non era poi così drammatico, tuttavia era buonissimo, e la bottiglia che mi hanno regalato la preservo per il mio prossimo battesimo editoriale.
Quando io stapperò, tutti voi lo capirete: supernove nel firmamento esploderanno all'unisono coi miei neuroni, ed una lunghissima stagione di rose e miele scenderà benigna sulla terra (e pagherò tutto io. Dovrete solo guardare il cielo, che si scioglierà in prodigi per rendermi onore, perchè Io sono il Migliore, The Meglious, e perdio pure le stelle lo capiranno, prima o poi).
Scusate lo sfogo...